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DOVE TUTTO EBBE INIZIO, di Gabriele Briotto

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view post Posted on 26/4/2017, 13:52
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DOVE TUTTO EBBE INIZIO

dedico il racconto ad una persona gentile e generosa, prematuramente scomparsa, per cui la pesca e il rispetto della natura era alla base di tutte le sue scelte e insegnamenti

Chiudo gli occhi, li riapro e mi trovo a fine novembre 1972 in un campo d’erba.
Ho 13 anni, mi hanno detto che mi portano a pescare per la prima volta e devo allenarmi “a secco”.
L’eccitazione, a pari del freddo, è al massimo; lancio un’oliva da 30 grammi con una vecchia canna da 3,5mt in fibra color ocra in 3 pezzi, giunzioni e anelli in acciaio cromato, manico lungo in sughero.
Il mulinello è un Mitchel, fissato alla canna tramite due anelli in ottone e caricato con Platil 0,30; nella borsa in vimini intrecciato ho una vecchia pinzetta, una forbice, 3 moschettoni e 3 rotanti Martin rossi col fiocco rosso da 20 gr.
Arriva Domenica 10 Dicembre 1972, sono le 14 e sono in riva alla cava; fa molto freddo ma c’è il sole e il cielo è di un azzurro irreale.
La cava quadrata è larga circa 60 metri, da 3 anni non è più sfruttata per l’escavazione; appena abbandonata sono state rilasciate delle trote iridee e sembra ce ne siano ancora di grosse.
Monto la canna e mio zio mi lega il Martin e prepara una canna fissa per mio fratello, di 2 anni più giovane, e lo mette a riva ad alborelle.
L’acqua a riva è limpidissima che sembra un acquario ma tutto diventa buio dopo pochi metri vista la notevole profondità e la distesa di erbe filiformi verdissime e molto lunghe e si elevano dal fondo verso la superfice.
Mio fratello salpa alborelle a ripetizione e si diverte; io cammino avanti e indietro lanciando e recuperando il mio rotante irrigidito dal freddo e sempre meno convinto.
Non c’è tecnica ne strategia, a volte il recupero è veloce, a volte lento, a volte è immediato per stare in alto a volte è ritardato per stare a fondo ... ma niente; col recupero a fondo ogni volta l’ancoretta intercetta una erba e quindi ferro istintivamente con forza … la cosa si fa irritante.
Dopo un’ora e mezza di lanci a vuoto, mio zio mi convince ad abbandonare il Martin … forse non è giornata; mi monta un galleggiante e un finale in modo da insidiare le alborelle nella fascia più avanti di dove era mio fratello e dove erano più grosse.
Il galleggiante dondola e si sposta, sono accovacciato a terra con gli occhi sull’esca e vedere nell’acqua limpidissima i pesciolini che si contendono il verme vicino alle erbe al limite di dove la profondità e il buio aumenta.
Mi sto godendo quello spettacolo quando ad un tratto la nuvola di pescetti “esplode” e si disperde in mille direzioni; dall’oscurità spunta una trota “gigante” che si lancia a bocca aperta in mezzo al branco, si gira di scatto mostrando il fianco rosa e argento e si rinfila tra le erbe e il buio: io vado in panico.
Mi alzo di scatto col cuore a mille, grido a mio zio cosa è successo e mi faccio rimontare il rotante.
Lancio e recupero frettolosamente col cuore in gola, lascio affondare il martin dove avevo visto la trota, ma ad ogni recupero aggancio un’erba che strappo ferrando con rabbia … mio zio mi dice di stare “alto” e recuperare subito.
Sono passate le 16, il sole tramonta e sto per mollare di nuovo; ho i piedi freddi ormai entrati nel lungo cono d’ombra dell’accumulo di ghiaia; lancio, chiudo l’archetto e inizio a recuperare mentre mi sposto di un paio di metri per mettere i piedi al sole; l’artificiale si “blocca” il mio cervello mi dice: “erba” e ferro di brutto ... non era erba: era il primo pesce della mia vita.
La trota salta fuori dall’acqua, cade, risalta, punta lateralmente verso fondo ... mio zio e altre 2 persone mi gridano di stare fermo, io sono già in un altro mondo e non sento più nulla, ne freddo ne voci.
Recupero filo con la bobina che a tratti gira contraria per la frizione e nello stesso tempo arretro dalla riva; la sfortunata trota arriva sulla sponda, fa un ultimo salto e finisce sul ghiaino, la trascino su un fianco per qualche metro…presa!
E’ una Trota Iridea perfetta; a casa peserà 1,9 kg.
La sua mandibola è stata incollata su un supporto di legno con peso e data, ha resistito tra i miei cimeli per 20 anni ... la passione che mi ha trasmesso resiste ancora.



in allegato il testo dello scritto "dove tutto ebbe inizio" di Gabrile Briotto

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view post Posted on 26/4/2017, 16:44
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luigi48

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Ricordi passati ma sempre vivi
 
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Gino Gentili
view post Posted on 26/4/2017, 18:20




Bello!
 
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view post Posted on 27/4/2017, 09:09
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Pescatore a tempo indeterminato

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Marco Crash
view post Posted on 27/4/2017, 15:04




bellissimo racconto e bellissimo ricordo! complimenti!
 
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view post Posted on 3/5/2017, 20:05
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view post Posted on 5/5/2017, 00:00
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Daniele

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Molto reale sembrava di essere lì...
 
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view post Posted on 11/5/2017, 11:59
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Gianluca

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view post Posted on 13/5/2017, 12:42
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Molto bello Gabriele,complimenti!
 
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