Tutto frulla nella mia mente già da lunedì, il desiderio di tornare sul Po è alto e visto che le temperature si stanno abbassando credo che sia arrivato il momento giusto.
La telefonata al mister Paolo è immediata, lui in Po non ci ha mai pescato e prende al volo l’occasione.
Con Francesco (sisco), organizzo la serata che ci aspetta il venerdì, tra un messaggio e l'altro propongo il Po anche a lui sabato mattina. Conoscendomi è molto titubante, sapendo della serata alcolica che ci aspetta sa bene che non dormiremo e sarà una tirata unica fino al mattino.
Ma alla fine si convince, complice anche il fatto che nell'oretta e mezza di viaggio potrà dormire.
Il mister è agitato e carico a mille, come quando la domenica si siede sulla panchina per la partita.
Il ritrovo è alle sei e, come previsto, io e sisco alle cinque di mattina non siamo ancora rincasati. Arriviamo esattamente alle 5:15 al parcheggio sotto casa del mister, schiacciamo un piccolo pisolino fino a quando lui non scende e ci sveglia.
Sulla strada intanto tornano in mente i ricordi, quando il mio povero papà mi ha fatto conoscere questo posto insegnandomi la bellissima tecnica della camolera.
Sono passati più di vent’anni da quel giorno. Da quando lui non c’è più in questo posto così speciale ci torno solo con gli amici fidati. Loro sanno cosa provo e quali sono le emozioni che nascono dentro di me tornando lì.
Oggi farò io da maestro ai due perché per loro è la prima pescata a scarroccio, ma basta solo qualche lancio per fargli capire il meccanismo.
La pescata è molto semplice. In pratica si lancia verso monte il nostro pasturatore ben farcito di bigatti, l’importante è sapere che il peso del feeder non deve poter resistere al flusso della corrente, questo perchè una volta sul fondo, il pasturatore deve spostarsi sotto la forza dell'acqua. Ma attenzione: non volare! Pertanto è importante valutare bene la grammatura del nostro pasturatore, la quale deve adeguatamente proporzionata alla corrente del fiume.
In sostanza, una volta che il feeder è giunto sul fondo deve muoversi subito rilasciando il suo contenuto a favore di corrente; il movimento del pasturatore deve essere lento e continuo. Così anche la nostra esca, che sarà montata su un finale lungo, "razzolerà" sul fondo come se fosse trascinata naturalmente dalla corrente.
Una volta completata questa sorta di passata, si recupera, si ricarica il feeder e si rilancia.
Per una corretta pesca in movimento è importante sapere che la canna va tenuta alta e rivolta leggermente controcorrente, questa posizione facilita il controllo del pasturatore tramite la lenza madre, quest'ultima sempre ben in tensione, in “presa diretta” con la nostra lenza, proprio come si fa quando si pesca a camolera. In questo modo tenendo la canna in mano si ha la percezione perfetta del movimento del nostro feeder.
La prima ora passa con i pesci che non sono ancora entrati in pastura, ma non ci perdiamo d’animo. Poi, come per magia, arrivano le prime catture.
Ad un certo punto della giornata siamo tutti e tre con la canna piegata, un delirio i pesci. Sono totalmente in frenesia e il mister Paolo è felice come quando vince la sua squadra.
Alla fine della giornata contiamo diversi grossi aspi e barbi.
Torniamo in macchina parliamo della giornata trascorsa la quale, oltre che pescosa, è stata come sempre all’insegna del puro divertimento e grazie alle foto la potremo ricordare per lungo tempo.