AUTORE RECENSIONE: Sergio Farina- Sergio62
MARCA: Meccanica Vadese
MODELLO: tripode Mico
TIPOLOGIA: rod pod
PREZZO: 180 euro
Con la globalizzazione economica sono venuti meno tanti dei principi che etichettavano come “di qualità” un prodotto solo per il fatto di essere progettato, costruito e distribuito in un certo posto del mondo. Una polo da tennis era francese, una macchina tedesca, un orologio era svizzero e un nylon da pesca era giapponese, non serviva sapere altro per avere l’assoluta certezza di avere tra le mani un prodotto di buona fattura, performante, resistente e a volte perfino bello. Con lo spostamento di gran parte delle produzioni su larga scala nel sud-est asiatico o in Cina queste certezze hanno un po’ vacillato. Ora non voglio dire che tutto quello che arriva da quella parte del mondo sia di scarsa qualità. Se gli stessi prodotti vengono prodotti o solo assemblati in Asia ma secondo i rigidi standard, le materie prime e i progetti della casa madre siamo ugualmente tranquilli, ma un prodotto che nasce dove dovrebbe magari trattato da mani artigiane esperte, assume tutt’altro valore agli occhi del compratore. Nel Po Fishing cerco di privilegiare due fattori, la comodità di trasporto, vista la distanza della macchina dalla maggior parte dei mie spot abituali, e la praticità d’uso, parlo di attrezzature complementari ovviamente, cioè di tutto quello che non è canna o mulinello. Se sono su di una spiaggia, su di un dente di argilla o su di una morbida sponda erbosa, sono fermamente convinto che la soluzione migliore, considerato quanto sopra, sia un semplice picchetto ad altezza regolabile. Abbinato a un fermo di sicurezza (solitamente una U di alluminio piazzato sul manico) costituisce senza tema di smentita il modo più semplice, economico, leggero e razionale per posizionare una specialist nella caccia ai grossi ciprinidi grufolatori del Grande Fiume. Un picchetto si pianta dove si vuole, come si vuole alla distanza uno dall’altro che si vuole, niente complicazioni e massima resa. Diverso, molto diverso, se dobbiamo preparare la postazione di pesca su di una prismata, magari stretta, magari ripida, magari scivolosa e mettiamoci anche scomoda, tanto per rendere il quadro il più tetro possibile. Ho sempre scartato l’idea dei classici rod-pod da pesca, non fosse altro per il peso di trasporto e per la difficoltà a fargli assumere le posizioni rivolte verso il cielo spesso indispensabili in questo tipo di approccio. Per qualche tempo ho usato dei cavalletti in alluminio con braccia ripiegabili, i classici treppiedi che si usano sui moli, scartati anche questi per la scarsissima stabilità e la ridotta altezza da terra. Situazione senza soluzioni e guarda caso i miei spot più produttivi sono a ridosso di prismate più adatte a uno stambecco in forma che a un cinquantenne leggermente sovrappeso (mia moglie dice grasso io preferisco usare termini un po’ meno forti). Quando la Meccanica Vadese mi ha proposto il tripode Mico per l’uso in Po ho accettato con entusiasmo, curioso di vedere se un prodotto pensato per il surfcasting potesse superare indenne la prova di Mr Barbus barbus nelle forti e impetuose correnti del tratto di fiume che mi vede spesso in pesca. Si tratta di un tripode interamente prodotto in Italia, costruito in alluminio e acciaio, pensato per ospitare una o due canne. La prima cosa che mi ha piacevolmente sorpreso è il peso molto contenuto, parliamo di meno di tre chili e il dato stupisce se si pensa alla clamorosa robustezza del prodotto e a una stabilità strabiliante, ma andiamo con ordine. Le tre gambe, chiuse, sono lunghe 115 centimetri, completamente aperte arrivano a 210 centimetri; preciso, rapido ed efficiente il sistema di regolazione che consta di pomelli di serraggio montati su ghiera, una semplice mezza rotazione del pomello e la gamba viene sbloccata o bloccata. Con queste caratteristiche il Mico può assumere praticamente qualsiasi posizione ed angolazione adattandosi perfettamente ad ogni tipo di terreno, spesso sono stato costretto a tenere le due gambe anteriori in acqua vista la pendenza della prismata e i piedi trovano facilmente alloggio anche fra i sassi più stretti e incastonati.
Le due buzzer bar superiori, così come le inferiori, sono dotate, nello snodo, di due piccoli perni di sicurezza che si bloccano nella faccia inferiore dello snodo stesso, senza stringere molto si ha sempre un’apertura in tutta sicurezza sia in posizione operativa che in posizione chiusa.
Le forcelle hanno una buona altezza e una profonda gola per il nylon e, tramite appositi attacchi, possono essere sostituiti con dei normali avvisatori.
Le buzzer bar inferiori, con coppette per il manico della canna e dotati della stesso blocco, scorrono per tutta la lunghezza del piede posteriore permettendo la collocazione della canna all’altezza desiderata.
Sotto lo snodo dei tre piedi c’è il classico gancio per ospitare un portaoggetti, le esche o molto più semplicemente un peso stabilizzatore. Una volta in pesca il Mico evidenzia l’eccezionale stabilità che, messa a dura prova da diverse partenze di ospiti XXL (mi piace pescare senza bait runner e con le frizioni quasi chiuse) non ha mostrato la minima debolezza o indecisione. Per completare il test ho volontariamente omesso qualsiasi tipo di manutenzione, per quanto semplice e rapida, come suggerito dalla casa madre, in sostanza nessuna pulizia delle gambe prima della chiusura e nessuna lubrificazione sulle parti in scorrimento; ebbene dopo sei mesi di uso intenso, il Mico lavora ancora alla perfezione, nonostante l’acqua, nonostante la sabbia, nonostante spot difficili e irti di ostacoli.
In sostanza ci troviamo di fronte ad un prodotto dalla precisione meccanica maniacale, frutto della passione e dell’abilità delle maestranze eredità della Armi Benelli dai quali la MV discende, dalla stabilità sorprendente e dal peso molto contenuto che lo rende indispensabile fra gli attrezzi al seguito anche quando ci si trova in spot dove normalmente si possono usare i picchetti. Il prezzo al pubblico si aggira intorno ai 180 euro.
Cosa mi piace di più: il peso ridotto unito alla stabilità e alla poliedricità d’uso.
Cosa mi piace di meno: la mancanza di buzzer bar superiori dall’apertura più larga rispetto a quelle inferiori; la cosa, sulle correnti del Po, sarebbe utile per distanziare in modo ottimale e vantaggioso le lenze in pesca fornendo una posizione dei fusti divergente e non perfettamente parallela.