Per capire meglio in che direzione evolversi è fondamentale dare uno sguardo al passato. Ed il passato, soprattutto se complesso e di difficile interpretazione, si tramanda meglio in forma scritta. Prendete carta e penna, è ora di andare a pesca con la mente, oltre che col corpo.
Sono ormai un po’ di anni che sul panorama alieutico nazionale ha fatto capolino il termine barbel fishing. Non si tratta dell’ennesimo gratuito inglesismo con cui farsi belli ed alternativi agli occhi del pescatore meno evoluto, ma di un vero e proprio approccio ad una preda particolare. S’è ripetuto fino allo sfinimento di come si tratti, in fondo, di pesca di selezione. Della specie, in primo luogo e della taglia in seconda istanza. Ad oggi, quindi possiamo asserire di aver ben chiaro di cosa si tratta, ma, viste le differenze ambientali tra il nostro paese e la terra d’origine della disciplina, siamo ben lungi dall’averlo codificato in maniera attendibile, univoca e tipicamente “continentale”.
La volontà di applicare un approccio o un metodo ad un contesto differente da quello in cui è nato e per il quale è stato perfezionato, richiede in primo luogo grande consapevolezza: dei propri intenti, dei propri mezzi, delle difficoltà che si possono incontrare e , soprattutto, dei propri limiti.
Ho la fortuna di aver incontrato, alcuni anni orsono, grandi pescatori che, per coincidenze ancora più fortuite, vivono a pochi chilometri di distanza dalla mia abitazione e condividono con me la passione per la pesca specialistica. Mossi dalle volontà comuni di sperimentare, di tentare nuovi percorsi alieutici, di mettersi alla prova e di approfondire certe tematiche abbiamo finito per imbarcarci in quello che, senza timore di peccare d’immodestia, definirei un vero e proprio progetto. Un progetto a lunghissimo termine, con un inizio e probabilmente senza un fine, che si pone l’intento di inventare una sorta di barbel fishing italiano e che, lo dico con una punta d’orgoglio, ha finito per coinvolgere anche qualche altro pescatore appassionatosi strada facendo.
Come già accennato, gli intenti erano comuni e altrettanto comune è stata la conclusione secondo la quale, l’elemento imprescindibile per giungere ad un risultato sarebbe dovuta essere l’esca (data per scontata la scelta di uno spot idoneo e l’importanza di tanti altri fattori).
Codificare, o tentare di farlo, una disciplina pressoché inesplorata, impone un approccio metodico. Sia nel breve che nel lungo periodo.
Sin dai esprimenti in materia di esche, di pasturazione, passando per la scelta dello spot ed arrivando ai primi risultati ottenuti, ci è parso indispensabile annotare come stavamo agendo e quali reazioni corrispondevano alle nostre azioni.
La raccolta dei dati inerenti tutto ciò che ha a che fare con il nostro modo di pescare, ai più, potrà apparire un atteggiamento maniacale o superfluo. Ma vi assicuro che non è così, soprattutto, perchè, lo ribadisco, si tratta di una pesca ancora tutta da scoprire.
Raccogliendo i dati inerenti la formulazione dei mix per la realizzazione delle esche, il loro utilizzo in pasturazioni più o meno prolungate ed i riscontri in termine di catture, è possibile formulare teorie e/o semplicemente riflettere su cosa ha dato risultati positivi e cosa no. Farlo nel corso degli anni, osservando i successi ed analizzando gli insuccessi, permette di ricostruire un vero e proprio percorso evolutivo della disciplina, aiutando ad operare scelte mirate per il futuro.
Passando dalla teoria alla pratica, nei grafici d’approfondimento a corredo di questo post, per la prima volta sottoposti all’esame del “pubblico”, potete osservare i risultati ottenuti da alcuni “folli” pescatori specialistici durante gli ultimi quattro anni di barbelfishing (sperimentale) all’italiana.
SELEZIONE DELLA SPECIE
Nel Regno unito, terra d’origine della pesca di selezione indirizzata alla cattura del barbo, le specie che potremmo definire di disturbo sono costituite dal cavedano e dalla minutaglia in genere. Qualche cavedano ogni tanto, dai britannici, è tollerato se non gradito, mentre il problema “pesci piccoli” è risolto alla radice semplicemente evitando di innescare bigattini.
Nelle acque del nostro paese, invece, il pesce che più di ogni altro può entrare in competizione alimentare con il barbo, arrivando al punto di annullare o quasi un intera campagna di pre-pasturazione, è la carpa. Nei fiumi inglesi, le carpe sono molto rare, mentre in Italia sono, sovente, le incontrastate regine del fiume. Il selezionare la specie, quindi, passa necessariamente attraverso la formulazione di un esca che risulti appetibile al barbo e non troppo ghiotta per le carpe, senza scordarsi della scelta di uno spot che non sia eccessivamente popolato da quest’ultime.
Ragionando in termini assoluti, semplicemente analizzando i dati delle catture effettuate dal 2009 al 2012 si evince come, in linea di massima, si stia procedendo in una direzione giusta. L’irregolarità dei risultati, con particolare riferimento all’elevata percentuale di carpe catturate nel 2010, è in gran parte imputabile alla scelta degli spot ed a condizioni climatico/ambientali. Per le stesse ragioni, ed in generale per la scelta di uno spot particolarmente popolato da barbi, i risultati del 2011 risultano oltremodo eclatanti.
Nel 2012 si riconferma in maniera pressochè identica la percentuale di barbi rispetto alle altre prede. Ancora una volta la scelta dello spot si rivela importante, ma inziano a farsi concrete anche le conferme in merito alla bontà della strategia di pesca.
In ogni caso, una percentuale di barbi che, nel peggiore dei casi si avvicina al 50% del totale delle specie catturate, non può ritenersi un insuccesso, soprattutto alla luce del fatto che, scegliendo spot “strategici” e condizioni opportune, si può arrivare ad oltrepassare l’80%.
SELEZIONE DELLA TAGLIA
Stabilito che, con un po’ di fortuna e operando scelte ragionate, sia auspicabile compiere una discreta selezione della specie, resta da selezionare la taglia delle catture. Se, nei mesi invernali, la scarsa attività degli esemplari più piccoli aiuta in una sorta di selezione naturale/casuale, il discorso si complica col sopraggiungere del clima estivo (clima con cui si sono svolte la maggior parte delle sessioni, esattamente con l’intento di testare la bontà delle nostre intuizioni).
E’ quando sopraggiunge il caldo che l’approccio specialistico e una tipologia di esca selettiva, si rivelano davvero “differenti”.
La taglia è un concetto assolutamente da intendersi in termini relativi. Basta pensare che , ad oggi, pescando a barbel fishing, ancora non siamo stati così fortunati da eguagliare o superare il peso di alcuni esemplari di barbo catturati innescando bigattini. Allo stesso modo, però, ne sono certo, nessuno, pescando a bigattini nei mesi più caldi dell’anno, può in qualche modo sperare di eguagliare la media peso delle catture ottenute con approccio specialistico.
Risulta evidente già a partire dal 2009, con oltre il 47% dei pesci catturati compresi tra i 2 ed i 3 chilogrammi di peso. Evidenza che aumenta ed assume autorevolezza nel 2010, con ben l’82% delle catture di peso superiore ai 2 chilogrammi ed il 71% registrato nel 2011. Da notare, poi, la percentuale davvero irrisoria (nulla nel 2010) di pesci sotto al chilogrammo di peso. Nel 2012 la situazione sembra rientrare nella norma, anche se, va rilevata una buona quantità di pesci oltre i 3 chili rispetto al totale (è bene puntualizzare che media peso è abbassata e falsata parecchio da una sessione di fine stagione che ha fatto registrare una taglia del pescato insolitamente ridotta)
Dal punto di vista della selezione della taglia, quindi, si può affermare che ci sono molte meno incertezze che non per quanto concerna la selezione della specie. Ritengo sia dovuto a ragioni piuttosto ovvie. Sono le caratteristiche fisiche dell’esca a selezionare taglia, quindi la boile, per dimensioni e consistenza, sortisce già di per sé gli effetti sperati, risultando difficilmente attaccabile dagli esemplari più piccoli.
Le caratteristiche chimiche (e/o nutrizionali) dell’esca, invece, sono quelle che contribuiscono a selezionare la specie e su queste, mi pare ovvio, si esercita ancora poco controllo e le certezze si rivelano altrettanto poche. Ragione per cui trovo assolutamente prematuro parlare di un’esca ineccepibilmente da barbo.
MEDIE PESO2009 (91 barbi x 159,8 kg)
peso medio cattura =
1,76 kg2010 (18 barbi x 50,2 kg)
peso medio cattura =
2,79 kg2011 (133 barbi x 290,4 kg)
peso medio cattura =
2,18 kg2012 (81 barbi x 159,9 kg)
peso medio cattura =
1.97 kgtotale pesci catturati priodo 2009-2012 .........
323totale kg pescato ........................................
660.3 kgmedia peso complessivia .............................
2.04 kg
LE ESCHE E LA PASTURAZIONE
Non è mio intento approfondire in questa sede la tematica inerente la composizione delle esche che, nel corso degli anni, abbiamo sviluppato ai fini della pasturazione e dell’innesco. A titolo puramente informativo posso far menzione del fatto che la base gustativa che costituisce, ad oggi, il denominatore comune dei vari mix sperimentati, è costituita dal formaggio (uno degli ingredienti più diffusi nelle pasture da barbo ed in assoluto tra i meno diffusi nelle gamme di prodotti per l’alimentazione delle carpe).
Preferisco concentrare le mie riflessioni sul fatto che, parallelamente ad un evoluzione del mix, c’è stata un’evoluzione in termini di strategie di pasturazione. Nel corso degli anni, proporzionalmente all’incremento della nostra capacità produttiva di esche, si è assistito ad un decremento delle forme di pasturazione alternative alla boile.
Durante i primi esperimenti, in parte per compensare la disponibilità limitata di boiles, in parte per emulazione della “scuola britannica” ed in parte per agevolare i barbi nel familiarizzare con un’esca insolitamente dura e tonda, la pasturazione preventiva prevedeva una consistente integrazione a base di pastura al formaggio, canapa bollita e pellet al pesce.
La percentuale di pasturazione non a base di boiles è andata progressivamente riducendosi, come già accennato, per questioni inerenti un’aumentata capacità di realizzare elevati quantitativi di esche self made, ma anche per un’acquisita fiducia nelle potenzialità offerte da un esca che, per giunta, ha visto incrementare la propria efficacia all’affinarsi della ricetta. Il 90% del peso totale di esche immesse in acqua nel corso delle pasturazioni preventive effettuate nel 2011 è costituito da boiles. Il 2012, infine, è da considerarsi l'anno della consacrazione della boile e dell'abbandono (non catagorico) delle altre forme di pasturazione preventiva. Tengo a puntualizzare che le statistiche si basano su pasturazioni costituite, nei quattro anni, da qualche centinaio di chilogrammi di esca e perciò da ritenersi piuttosto attendibili/significative.
In definitiva, quindi, direi che, pur non trattandosi di una regola imprescindibile, se si ha la possibilità di realizzarne quantitativi consistenti, è auspicabile l’impiego anche di sole boiles.
N.B.In 4 anni sono stati impiegati 521 kg di esche per la pasturazione, a fronte di 323 pesci catturati. In definitiva ogni pesce "costa" al pescatore 1.6 kg di esche (oppure, se vogliamo, per ogni chilogrammo di pescato servono 0.79 kg di pasturazione), all'atto pratico ne esce un quadro, tutto sommato, di pesca non così dispendiosa come si potrebbe pensare.
ORE DI PESCA E CATTURE
Allo scopo di appurare se, il barbel fishing "alla nostra maniera", sia una pesca fatta di lunghe attese o che, tutto sommato, ha ritmi accettabilmente divertenti, in fine, ho incrociato i dati delle ore di pesca di ogni stagione con il numero di barbi catturati. Dal numero di barbi per ora, emerge che, pur non trattandosi di un approccio dai ritmi frenetici, non è comunque un pescare fatto di lunghe pause di inattività". Se poi, come nel 2009 o nel 2012, tutte le variabili in gioco si muovono nella direzione più propizia (spot, pesce in attività, ecc), può succedere che, a fronte di un monte ore tutto sommato non esagerato, si venga a concretizzare una media oraria di catture doppia rispetto alla norma, sempre che di norma si possa parlare, visto che , come già ribadito, si discute di uan discipliana in cui ancora molto è da inventare.
2009 ..........
1.42 barbi/ora
2010 ..........
0.43 barbi/ora
2011 ..........
0.64 barbi/ora
2012 ..........
1.27 barbi/ora
Ed ora voi commenti e riflessioni.
Da parte mia, di massimo, peppe, davide, teo e willy, speriamo d'aver fatto cosa gradita rendendovi partecipi del nostro quotidiano modo di pescare.
Diciamo pure che non facciamo molti report, di solito, perchè siamo impegnati in altre faccende. Ora sapete quali (rollare qualche quantale di boiles non è computato nelle ore di pesca, ma comunque porta via tempo).
Non dimentichiamoci che nel nome di questa associazione c'è anche la dicitura "barbel fishing". Che la discussione abbia inizio.
Edited by Carlo B. - 15/2/2013, 14:41