Siamo al 15° appuntamento del tutorial (permettetemi di chiamarlo così) di questo particolare modo di affrontare il basso corso del Po che ho pomposamente chiamato
Po Fishing, forse solo per l’esigenza di dargli per lo meno un nome che avesse una minima impronta tecnica. Gli argomenti principali sono stati affrontati ed esauriti, spero siano stati anche esaustivi. Probabilmente ho scritto troppo, forse ho scritto cose scontate, ho scritto altre cose che con tutta probabilità trovano fondamento solo in questi particolari spot, i miei spot. Per chi come me è nato alieuticamente sul Po è difficile, molto difficile, parlare di questo fiume senza farsi prendere da una certa emozione, senza scivolare sulla tentazione di usare una certa enfasi o di trasmettere (o almeno cercare di farlo) il turbinio di sensazioni che mi assale ogni volta che sono sulle sue sponde, dove il tempo sembra avere un altro ritmo e dove gli odori, i sapori ed i colori sembrano appartenere ad un altro mondo. Solo chi è nato sul Po impara con il tempo, e con l’esperienza, ad assaporarne a pieno tutto ciò che il fiume, questo fiume, sa regalare. Un fiume dove ogni alba, ogni tramonto, ogni nebbia, ogni nuvola, ogni lingua e sbuffo di corrente lasciano un tatuaggio sul cuore. Acqua, spiagge, prismate, golene e argini di cui è facile innamorarsi, in cui è facilissimo perdere il senso del tempo o perdersi e basta fra i rivoli di sensazioni ed emozioni che sembrano scorrere verso il mare con l’incedere della corrente. E questo nonostante tutte le violenze e le angherie che l’ignoranza umana, nella sua infinità bestialità, gli restituisce. Di certo, oltre alle informazioni e ai consigli “tecnici” o pseudo tali, mi piacerebbe avere trasmesso il rispetto che si prova approcciandosi alle sue acque ed il rispetto nell’affrontare questi ambienti e soprattutto questi pesci. Il rispetto necessario e doveroso quando si entra in casa d’altri o quando ci si trova davanti qualcosa di infinitamente più grande, imponente e saggio. Chiudo con la frase che è nella mia firma consapevole che oggi il Po non è più il fiume di ieri, ma con la speranza che quando io non sarò più in grado di sedermi sul sasso di una prismata o sul gradino di sabbia di una lunga spiaggia il Po sia ancora in grado di trasmettere ad altri le stesse cose che ha regalato a me...
Mal d'Africa è l'espressione comunemente usata per indicare il senso di nostalgia che assale chi è costretto a lasciare un luogo particolarmente affascinante e nel quale non vede l'ora di tornare. Mentre saliamo dalla spiaggia verso l'argine questo senso diventa soffocante, attanaglia cuore, cervello e anima. L'ultimo sguardo verso la lunga spiaggia e la corrente ora tranquilla non fanno che acuire questo disagio fomentando l'impazienza e la voglia di tornare il prima possibile, è una sensazione inevitabile per chi pesca in questo fiume, una sensazione che va ben oltre numero e taglia delle catture, una sensazione che solo chi ha calpestato la sabbia fine e guardato l'ipnotico scorrere dell'acqua può capire...è il mal di Po.
PS: tutte le puntate sono raccolte in un PDF che vedremo se pubblicare sulla home page di LBF in versione scaricabile.
Non mi ero accorto della mole totale del lavoro, parliamo di circa 20.000 parole, oltre 100 foto e 100 pagine.
Il PDF ha un peso totale di circa 7 mb, per chi è interessato posso spedire il file, basta mandarmi un MP indicando l'indirizzo mail al quale si vuol ricevere il pdf e provvedo appena possibile.
Tenente solo presente che parte del testo e alcune delle foto sono state pubblicate o saranno pubblicate sulle riviste Mediatika, quindi se lo stesso materiale viene riprodotto bisogna citare la fonte....tutto qua.