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Po fishing - 12) approccio di pesca

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view post Posted on 22/6/2012, 12:09
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Abbiamo parlato di come scegliere la canna, il mulinello, il filo, gli ami, le zavorre e le esche. Teoricamente siamo pronti ma è meglio spendere due parole sugli approcci di pesca.

LA POSIZIONE DELLA CANNA


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Partiamo dal presupposto che meno filo abbiamo in acqua meglio è, ovvero meno filo subisce la spinta della corrente meno piombo ci servirà per rimanere fermi. Alla cosa contribuiscono diversi fattori: l’angolo della canna sul picchetto, l’angolo di lancio e la “pancia” del nylon.
La canna deve puntare verso l’alto, di quanto lo stabilisce il fiume. In condizioni standard, vale a dire in corrente piena, fondo regolare e profondità costante un angolo di circa 45° rispetto al fiume è più che sufficiente. A questo contribuisce anche l’altezza da terra, più alti siamo, per effetto di un rod rest, di un rod pod o di un semplice picchetto, meno angolazione è necessaria. Altro angolo da considerare è quello di lancio, anche qui, per evitare di avere il filo che per effetto della corrente si posiziona “impiccato” a valle il punto di impatto della zavorra deve essere inferiore ai 45° rispetto al picchetto.

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Infine la “pancia” o “bow” per gli inglesi. Quando la zavorra raggiunge il fondo lasciamo almeno una canna di filo in bando, posizionandosi in acqua e formando un arco, sempre per effetto della corrente, si attenuerà la spinta della stessa sulla zavorra. Se fate le cose per bene a zavorra stabilizzata questa deve trovarsi di fronte al picchetto con la vetta avon che non denuncia pieghe eccessive e vibranti.

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Cosa utile, per diverse ragioni, è quella di posizionare le canne sulla sponda a circa 10/12 metri una dall’altra, se avete tre canne in pesca ovviamente la vostra seduta sarà di fronte la canna a monte,

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così da tenere d’occhio tutta la batteria senza essere costretti a girare in continuazione la testa tipo partita di tennis nonchè per essere vicini a quella che dovrete caricare più frequentemente essendo l’unica munita di feeder. Tre canne in pesca vuol dire maggiori probabilità di incocciare il pesce, vuol dire sondare linee diverse, vuol dire fornire con la canna a monte una pasturazione seppur minima per quelle a valle. La distanza dei picchetti sulla riva è scelta per evitare da un lato di percorrere Km per cambiare periodicamente le esche e dall’altro lato di non dover bestemmiare se la canna centrale parte e si porta dietro anche il filo di quella a valle. Nel caso si opti per un rod pod bisogna lanciare le canne diversificando angoli e distanze di lancio, un consiglio spassionato: mai più di due canne sul rod pod stesso, se ne mettete tre potete scommettere che 9 volte su 10 sarà quella centrale a “partire”.

TECNICA di LANCIO


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Per chi si trovasse per la prima volta a pescare nel basso corso del Po sarebbe normale provare un leggere disagio. Disagio nel dover pescare in uno spot che offre pochi punti di riferimento e dove ampiezza, profondità e corrente contribuiscono ad incrementare un certo smarrimento del tutto naturale. In questo contesto il lancio, o meglio la tecnica di lancio, assume importanza vitale nell’economia della sessione, posare l’esca e la relativa fonte di pasturazione sempre nella stessa zona è fondamentale. Per ottimizzare lancio e posizionamento del feeder mettiamoci di fronte al fiume, siamo in sponda orografica destra, quella ferrarese, con la corrente che viaggia da sinistra a destra. Prepariamoci con il piede sinistro avanti, rivolto verso la direzione del lancio, a gambe leggermente divaricate per aumentare la nostra stabilità, il bilanciamento e armonizzare il movimento. Per ottenere un lancio che assicuri un feeder perfettamente stabile, senza la cima della canna che viene a trovarsi impiccata verso valle, abbiamo detto bisogna lanciare con un angolo di circa 45° a monte. Tra l'altro, lanciando così in diagonale, per effetto della direzione della spinta il lungo terminale viene a trovarsi lontano dalla zavorra e da possibili garbugli. La sequenza implica la canna rivolta verso il fiume, poi con un gesto continuo, laterale e senza strappi si porta la canna dietro la spalla destra con la mano sinistra (che funge da bilanciere) sul calcio e la destra sul porta mulinello per il sostegno e la spinta del fusto. Quando la canna è dietro la testa, senza che la zavorra tocchi a terra per consentire un corretto caricamento del fusto della canna, si lancia verso la direzione prescelta indirizzando il lancio stesso con la mano sinistra e compiendo un movimento completo per favorire il totale scarico della curva del carbonio. Tutta l’azione, dalla preparazione al lancio, deve essere continua senza “strappi” e/o pause per consentire alla canna di caricarsi e scaricarsi in modo ottimale. A feeder sul fondo lasciamo circa due metri di filo in bando per smorzare l’azione della corrente sul nylon. Ovviamente canna verso il cielo e...occhio vigile. Ecco la sequenza completa

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TECNICA di COMBATTIMENTO


Consigli validi solo ed unicamente dove la conformazione del fondo lo permette, quindi dove abbiamo un fondo uniforme senza ostacoli fissi o mobili quali prismate, grossi tronchi sommersi o sbalzi di profondità marcati, insomma solo se lo spot è liscio come il sedere di un neonato, cosa abbastanza frequente nel basso corso del Po dove sabbia e argilla la fanno da padrone. In sostanza, subito dopo la ferrata, portiamo la canna parallela al piano dell’acqua in direzione contraria a quella della corrente e a quella presa dal pesce,

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di solito le due cose coincidono, anche se mi sono capitati pesci che sono partiti dritto per dritto controcorrente, in questo caso canna sempre nel senso opposto a quella di fuga con l’accortezza di regolare la velocità del recupero per compensare quella della corrente del fiume. In situazioni standard, con pesce e corrente dalla stessa parte, la canna parallela al fiume, in un angolo di circa 90° rispetto al pesce, permette di sfruttare pienamente il fusto specie se parliamo di modelli con spiccata azione parabolico progressiva.

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Facendo “sentire” tutto il nerbo del carbonio al barbo si accorciano i combattimenti e quindi lo stress per il barbo stesso. Tenere la canna bassa, inoltre, non stacca subito il pesce dal fondo evitando di subire reazioni spropositate quando il barbo non sente più il contatto con la sabbia, questo in virtù del fatto che il nostro avversario tende a tenere il ventre attaccato al fondale per tutta la durata del combattimento ma la cosa è valida per tutti i pesci, evitando di portarli subito verso l’alto si evitano parecchi guai. Esaurita la prima fuga cominciamo il recupero aumentando l’angolazione della canna verso l’alto mano a mano che il pesce si avvicina a riva. Attenzione alle ultime partenze, quando il pesce si sente perso. Un po’ per la violenza delle stesse un po’ per il poco filo fuori è questo il momento più delicato,

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proprio quando dobbiamo portare la testa del nostro avversario a pelo d’acqua nei pressi del guadino, guadino che non deve essere usato a mo di cucchiaio per rincorrere il pesce ma che deve rimanere ben fermo e sommerso nel punto immediatamente a valle di dove lo aggalliamo, sarà la corrente e l’inerzia del peso a portarlo nella sicurezza della rete.

UNA SICURA INDISPENSABILE


Abbiamo detto che la posizione della canna durante l’azione di pesca è fondamentale. Il cimino deve puntare verso l’alto con un’angolazione ben accentuata rispetto al terreno in modo che il filo entri in acqua più lontano possibile da riva. Questo riduce la pressione della corrente sulla lenza madre. Il tutto, se unito a un lancio a monte rispetto al punto di pesca consente l’uso di feeder dal peso ragionevole rispetto alla corrente nonchè un posizionamento dell’esca stabile sul fondo. Questa posizione, con il fusto della canna semplicemente appoggiato a un picchetto munito di testa basculante o di una semplice V in gomma lascia il tutto in balia di una mangiata particolarmente violenta che, nel caso di barbi e carpe, avviene quasi sempre. Anche se si pesca con una sola canna distrarsi significa correre seri rischi di regalare attrezzatura al fiume. So per certo di canne letteralmente volate in acqua e in un caso ho assistito personalmente alla scena in quanto...la canna era la mia! Lo ricordo come se fosse oggi. Ero a un raduno di LBF Italia sul Po vicino a Castelnuovo Bocca d’Adda, dopo 3 ore del nulla mi sono alzato dal panchetto per salutare un amico, è stato un attimo, la canna ha piegato secca per un paio di volte poi, usando il picchetto come leva, è partita verso il centro fiume per sparire con tutto, mulinello compreso. Da allora mi sono confezionato due lunghe U in alluminio che pianto nel terreno o nella sabbia all’altezza del calcio in modo che anche la mangiata più decisa mi dia il tempo di arrivare sulla canna e ferrare.

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Prossima puntata – 13) organizzer & C.
 
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