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Po fishing - 11) strategie di pasturazione

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view post Posted on 18/6/2012, 07:27
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La pasturazione costituisce la miglior carta a disposizione del pescatore per indirizzare la sessione verso un risultato positivo, allo stesso tempo un errore nelle strategie adottate può sortire l’effetto esattamente contrario. Sbagliare tempi e modi della pasturazione non è deleterio se la stessa risulta inutile quanto se la stessa diventa controproducente. Proviamo a buttare giù un paio di conti alla buona. Diciamo che predispongo tre canne su un tratto di sponda distanziandole 10 mt una dall’altra e diciamo che lanciamo le zavorre in una fascia di acqua compresa fra i 10 e i 25 mt da riva...fanno 300 mq di superficie; diciamo che siamo in un tratto di fiume con una profondità di 6 metri...fanno 1800 mc di acqua da pasturare. Un feeder da Po contiene circa 50 gr. di prodotto, sia esso uno sfarinato siano essi pellet...fate un po’ voi le proporzioni fra quanto dispensate in termini di richiamo e in quale massa d’acqua lo fate, acqua con una corrente che chiama zavorre da 120 grammi minimo, tanto per essere chiari e precisi fino in fondo. Un po’ come organizzare il terzo tempo fra due squadre di rugby e presentare una lattina di birra e un solo pacchetto di patatine per il buffet.
Pensare a un’opera di “condizionamento” dello spot si scontra con ostacoli di vario genere:
1)il tempo: quanti di noi hanno la possibilità di andare sul fiume per una decina di giorni prima della sessione a pasturare lo spot?
2)I costi: vista la massa d’acqua non bastano un paio di chili di prodotto per un’opera efficiente di pasturazione preventiva, a 4 euro al chilo possono volerci decine di euro di pellet per avere un risultato accettabile
3)La durata: il pellet non rimane integro per ore o giorni e quando si scioglie la corrente provvede a portare le particelle ovunque tranne nel punto dove noi pescheremo, il tutto rischia non solo di essere inutile ma addirittura controproducente
4)Il meteo: una piena improvvisa per un temporale in Appennino può vanificare in una notte il lavoro di settimane, a me è già successo. Ricordiamo che il basso corso del Po prende l’acqua da tutta la pianura Padana

E allora quale è la soluzione se non vogliamo affidarci al solo “fondoschiena”?
Semplice, una sessione di pesca produttiva non può non passare per uno studio attento e meticoloso dello spot cercando di individuare quelli che, per ragioni morfologiche e/o legate a una situazione di abbondanza di cibo costituiscono punti del fiume dove il pesce è abituato a transitare, a cibarsi o semplicemente a riposarsi.

GLI HOT SPOT


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Che si scelga una pasturazione preventiva o ci si affidi alla sola azione di richiamo durante la sessione, la conoscenza del fiume diventa fondamentale. Individuare una zona dove il pesce passa, rifiata e trova cibo in modo naturale può essere la differenza fra un cappotto clamoroso o una pescata memorabile. Anche il più allenato degli “iron man” non trascorre 24 h al giorno su di un tapis roulant, e nonostante Madre Natura abbia fornito barbi e carpe di pinne e muscolature adatte ad affrontare il Po prima o poi sono costretti a cercare zone tranquille dove magari il cibo si deposita in modo naturale. Determinare questi “hot spot” non è difficile, scegliere, ad esempio, una lunga spiaggia o prismata subito a valle di un grosso e profondo pennello, o altro ostacolo che rompe la corrente principale, è normalmente una scelta che paga. La ormai mitica spiaggia di Ro è situata nel basso corso del Po, poco a valle del ponte che collega Polesella, in provincia di Rovigo, alla sponda ferrarese. Qui il fiume è notevolmente largo e la spiaggia è proprio posta a valle di una lunga punta di sassi. Quando il livello del fiume lascia questa protuberanza allo scoperto la corrente principale viene deviata, rientra verso la sponda creando un ampio rigiro di acqua, per poi riprendere piano piano forza e velocità verso valle, il tutto su di un fondale che varia dai 8 agli 6 metri con una corrente che richiede zavorre superiori all’etto. Per trovare analoghe postazioni non sono necessari barca ed ecoscandaglio, basta sfruttare la tecnologia, attraverso le immagini satellitari reperibili su internet, ed imparare ad osservare, in loco, le tabelle per la navigazione fluviale. Serve poi armarsi di santa pazienza e sondare le spiagge usando un semplice piombo a perdere. Contare i secondi che servono al piombo per arrivare sul fondo e annotare i giri della manovella del mulinello necessari a riportarlo in superficie sono utili sia per capire la profondità sia per mappare eventuali ostacoli sul fondo. In ogni caso è fondamentale frequentare assiduamente il fiume, amarlo e rispettarlo...il “capirlo” sarà solo una naturale conseguenza.

STRINGER & C


Il connubio feeder + esca non è l’unica strada percorribile per assicurarci un minimo di pasturazione e la conseguente azione attrattiva. Di come sia difficile programmare lunghe sessioni di pasturazione preventiva abbiamo già parlato, troppo volubile colore e livello del Po per poter contare, fuori dal periodo estivo, su lunghe fasi senza precipitazioni, almeno per chi come me frequenta il basso corso del Po che raccoglie le piogge di tutta la zona padana. Quando la corrente e lo spot lo consentono, indicativamente dove le zavorre necessarie si attestano intorno ai 100/120 grammi, possiamo orientarci su di una pasturazione pensata per lasciare una fonte di cibo nelle immediate vicinanze dell’esca, e consiste nel classico stringer da carp fishing con 7/8 pellet infilati a mo di “rosario”.

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Prestiamo massima attenzione a come assicuriamo lo stringer al basso lenza, profondità e corrente possono sciogliere il PVA e disperdere il contenuto prima che l’amo sia sul fondo, inoltre ,se assicuriamo lo stringer all’amo, rischiamo di sbilanciare il lungo terminale con il rischio di attorcigliamenti che potrebbero rendere inefficace la montatura senza contare che si avrebbe il richiamo lontano dall’esca per effetto della corrente. Confezioniamo lo stringer con una doppia asola che servirà per chiudere il PVA in una sorta di coroncina, infiliamo un’asola dentro l’altra e inseriamo una delle due nella safety clip che regge il piombo (altro vantaggio immediato della montatura bolt), ci penserà la corrente a disporre correttamente i pellet.

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Ovviamente parliamo di piazzare l’esca nell’immediato sotto riva, senza lanci troppo lunghi o in piena corrente. Zone ristrette e ben delimitate sono indispensabili perché una pasturazione così pensata abbia qualche possibilità di tenere in zona il pesce che entra nello spot per nutrirsi. Analogamente possiamo usare lo stringer per le boiles oppure affidarci ai classici sacchettini o retine che andremo a riempire con pezzi grossolani di pellet (anche dippati) boiles e altri attiranti.

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IL FEEDER


Come detto sopra pasture preventivamente in ambienti come il basso corso del Po è operazione dispendiosa e pericolosa, dispendiosa per il tempo impiegato e pericolosa per il portafoglio. Nella zona a valle di Mantova e fino al delta il Po riceve l’acqua di tutta la pianura Padana; fiumi, torrenti, rogge, fossi e rigagnoli, sia da destra sia da sinistra. Una pasturazione preventiva, impostata su almeno una decina di giorni precedenti la sessione, può essere vanificata da qualche temporale in Appennino, sufficiente se non a variare il livello almeno per sporcare irrimediabilmente l’acqua. Ecco che la pasturazione, con quello che comporta in termini di costi e di tempo, ha senso solo se si ha la certezza di avere un meteo clemente per un periodo piuttosto lungo, cosa alquanto difficile in autunno o in inverno, stagioni più propizie per incocciare pesci di taglia. Penso sia facile capire anche la quantità di pellet che occorre per “condizionare” uno spot con svariati metri di acqua e una corrente che richiede zavorre intorno ai 150 se non 180 grammi. Al contrario del carpfishing la pesca con i pellet non è statica e l’uso del feeder aiuta ulteriormente l’opera di pasturazione. Negli sfarinati che uso come richiamo aggiungo abitualmente dei micro pellet da 3 o 4 mm

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e sono solito arricchire con farina di formaggio, farina di crisalidi o canapa frantoiata i normali prodotti da fondo, meglio se di colore rosso.

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Un pasturatore chiuso non permette la fuoruscita dei pellet in modo efficace e sul mercato reperire degli “open-end” di zavora adeguata è un’impresa titanica. Si può ovviare modificando un normale block end, si toglie il tappo superiore e si apre il fondo del pasturatore seguendo la linea dei fori inferiori. Semplice ed efficace senza stravolgere le caratteristiche idromeccaniche del feeder.

PASTURAZIONE MORDI E FUGGI


Un’altra valida alternativa è quella di fornire una quantità di pellets aggiuntiva rispetto a quella dispensata dai feeders o dagli stringer. Conoscere lo spot aiuta e non poco affinché questa strategia possa produrre un qualche risultato. Una prima fase, appena prima di entrare in pesca, con una leggera pasturazione a fionda a base delle stesse pellets che andremo a innescare, parliamo di quantitativi modesti, 500 grammi /1 Kg di pellets sono più che sufficienti, azione che può essere ripetuta un paio di volte a intervalli regolari durante la sessione.

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Nell’effettuare l’operazione teniamo conto della velocità della corrente e della profondità dell’acqua. Indicativamente bisogna fiondare i pellets tenendo conto anche della grandezza degli stessi, usare la stessa grandezza di quelli che andiamo a innescare è sempre cosa consigliabile. Un’operazione che può aiutare a capire dove fiondare il richiamo è PxGR:50 vale a dire profondità dello spot moltiplicato i grammi della zavorra diviso 50, quindi se peschiamo con 150 grammi di piombo in 6 metri d’acqua i pellet vanno dispensati circa 20 metri a monte della prima canna in pesca. Ove ci fosse la possibilità di recarsi sullo spot uno o due gg prima cerchiamo di farlo negli stessi orari dove presumibilmente andremo a pescare, inutile dare i pellets a fionda alle 17 se poi andiamo a pescare fino a mezzogiorno. Nel tempo ho notato che carpe e soprattutto barbi entrano nella zona di pesca a orari ben precisi, che non necessariamente coincidono con i classici momenti "caldi" dell’alba e del tramonto, ma che variano anche a seconda della stagione. Generalmente ci sono delle “finestre” di attività piuttosto corte intervallate a lunghi momenti di stand by.

Un ultimo consiglio, predisponendo in pesca più canne lasciate il feeder solo su quella a monte o sulle prime due a monte montando su quelle a valle il semplice piombo secco, questo per evitare che la pasturazione si allunghi troppo spostando il pesce dallo spot

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Prossima puntata: 12) approccio di pesca
 
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