Vi siete mai soffermati a valutare qual è l’elemento più importante del vostro set-up? La canna e la sua azione? La robustezza del mulinello? Il diametro del filo?
Io sono convinto che su qualsiasi parte della nostra attrezzatura possiamo raggiungere dei compromessi e, in caso di necessità, ovviare con quello che abbiamo a disposizione senza andare su prodotti di chiaro stampo specialistico. Certo che non possiamo montare un finale dello 0,10 o usare una canna da spinning però adattare attrezzi e prodotti pensati per scopi diversi quello si e, entro certi limiti, la possiamo sfangare; su una cosa però non possiamo permetterci il lusso d’improvvisare...l’amo.
Nessun barbo e nessuna carpa si formalizzano sull’azione e sulla marca della canna, Filippo, mi ha fatto nero in Po con una canna da sgombri; così come nessun pesce valuta la robustezza del mulinello o il dimensionamento della frizione prima di mangiare, la mia terza carpa di sempre in fiume è arrivata su un mulinello taglia 2500, alla fine la bobina era calda ma il pesce è venuto a guadino lo stesso.
Dimensioni, spessore del filo, angolo della curvatura, punta e affilatura...queste le caratteristiche principali da valutare attentamente nella scelta dell’amo perfetto per il Po Fishing.
Qualche anno fa (2006), in una fredda mattina di autunno ero sul Po con Stefano, Hooker per il forum. Su una partenza rabbiosa Stefano si è trovato dall’altra parte della lenza “qualcosa” di assolutamente sproporzionato. La sua attrezzatura era ineccepibile per i tempi dove ci si stava avvicinando ai grandi barbi del fiume: Shimano Beast Master Heavy da 13’, mulinello taglia 6000, filo dimensionato. Questa la sua faccia nei primi secondi di lotta...
questa quella dopo quindici minuti di combattimento senza aver recuperato al pesce un solo fottutissimo metro di nylon.
Al ventesimo minuto o giù di lì il pesce decise che si era divertito abbastanza, sapete cosa aveva ceduto? L’amo, spezzato all’altezza della curva. Intanto bisogna fare un inciso sull’amo o meglio sul come lo stesso si pianta nella bocca del pesce e di dove si esercita lo sforzo maggiore in fase di sollecitazione. Se la punta ha una penetrazione ottimale il filo in trazione agisce in asse con la curva, la forza si scarica nel punto più robusto dell’amo (gambo e occhiello) e i rischi di rottura del filo dello stesso o peggio ancora di apertura dell’amo sono minimi. Se al contrario l’amo non ha una penetrazione ottimale (di tipo parziale) la trazione non lavora in asse con la curva e la forza tende a scaricarsi sulla medesima allargandola e/o spezzandola.
Come ovviare? Se usiamo bigattini come esca ci si deve affidare a modelli che non facciano scoppiare le larve rendendole inservibili. Per quanto agite delicatamente innescando, sopra un certo spessore non andiamo nemmeno se vogliamo. In questa categoria di prodotti ho provato tanti modelli e tante marche, alla fine della corsa lo spessore del filo è da una parte il pregio maggiore (per innescare correttamente) e il maggior difetto (per la poca robustezza). Un amo su tutti, il 3614F di Gamakatsu, un amo marino con occhiello che sembra avere il miglior compromesso fra spessore e capacità di tenere integro il bigattino.
Stiano parlando di misure che oscillano fra il n° 8 e il n° 12. Ma qui si parla di
Po Fishing inteso come pesca specialistica, una tecnica che se non seleziona la specie DEVE selezionare la taglia dei pesci. Quindi non resta che “pescare” a piene mani dai cataloghi di altri prodotti sotto la voce “carp fishing” cercando modelli e misure adatti a innescare pellets e boiles. Innescando su rig possiamo scegliere ami proporzionati in relazione all’innesco ma certamente avremo sempre dalla nostra la massima robustezza.
LA MISURA:
bilanciata rispetto all’innesco, inutile se non controproducente innescare una boiles da 20 mm su di un amo del 12 o un pellet da 12 mm su di un amo del 4. Indicativamente ci si può affidare a questa tabella:
diametro dell’innesco/misura dell’amo
12-14 mm / 8-10
16-18 mm / 6-4
20-22 mm / 2-0
La tabella si riferisce a inneschi singoli e tenete presente che le misure possono differire anche di molto da marca a marca, in ogni caso l’amo non deve trovarsi nell’ipotetico “cono d’ombra” dell’esca e viceversa non deve avere un ingombro più largo dell’esca stessa. La cosa è valida sia con inneschi singoli che, a maggior ragione, con inneschi doppi
OCCHIELLO:
indispensabile per l’uso del rig ma io non mi discosto mai dall’occhiello anche quando innesco pastelle o pellet morbidi, unica cosa da controllare è che l’occhiello sia saldato perfettamente al gambo senza "luce" nel punto di chiusura dello stesso e senza presenze di bave o di bordi taglienti, entrambi letali anche per il trecciato più grosso. Io prediligo i modelli con occhiello reclinato verso l’interno in quanto mi assicurano, sull’aspirata, una effetto rotazione amplificato per auto ferrate più sicure
GAMBO:
corto o medio-corto, molto belli quelli leggermente inclinati verso l’occhiello (grub) ottimi per favorire e assecondare la rotazione dell’esca. Filo grosso ben proporzionato, non ci sono problemi di peso in quanto la “leggerezza” dell’amo non da vantaggi significativi nelle mangiate mentre un filo troppo sottile è sempre un rischio con prede XXL
CURVA:
non troppo ampia e ben disegnata sia con angolo secco dal lato della punta sia con chiusura stretta verso il gambo
PUNTA E ARDIGLIONE:
lunga con ardiglione ben evidenziato e staccato rispetto alla punta. Ho un debole per i “cutting point” che assicurano una maggiore penetrazione e minori rischi di lacerazione della bocca nei combattimenti prolungati o per i “becco d’aquila” dove la punta leggermente reclinata verso l’interno cuce letteralmente la bocca del pesce. La punta reclinata da maggiori garanzie in caso di fondale a sassi o ciottoli cosa per altro molto rara nel tratto di Po dove pesco
Ultimamente uso anche degli ami barbless che a fronte di minore stress in fase di slamatura non sembrano soffrire particolari problemi di tenuta rispetto al tradizionale ardiglione che comunque può sempre essere schiacciato
MATERIALI E RIVESTIMENTI:
qui sono per i pochi fronzoli, niente mimetismi e colorazioni strane “con esclusione della punta” o colori non convenzionali, nero e bronzo scuro i più gettonati, al massimo teflonati per una durata maggiore, i vari trattamenti antiriflesso in svariati metri d’acqua tutto fuorchè limpida lasciano il tempo che trovano.
IL NODO
Secondo la mia esperienza un amo a occhiello, legato con un KLK (nodo senza nodo) garantisce il massimo della tenuta. Se la scelta ricade su di un amo con forma “grub” o su di un modello con occhiello reclinato verso l’interno il modo con cui effettuiamo il KLK influenza il comportamento dell’amo al momento della ferrata.
Se si entra con il primo capo del nylon da sotto l’occhiello, facciamo i canonici 7/8 giri con l’altro capo per poi rientrare con lo stesso dalla parte alta dell’occhiello ne deriva un amo che rimane disassato rispetto al terminale, spostato di circa 90°.
Una volta innescato il peso dell’esca attenua questa angolazione che comunque rimane marcata. Se si effettua il giro contrario, entrando con il primo capo dalla parte alta dell’occhiello e, dopo aver fatto i soliti 7/8 giri con l’altro capo si rientra dallo stesso lato dell’occhiello, in questo modo, pur con occhiello reclinato, l’amo rimane quasi perfettamente in asse con il terminale. Cosa cambia? In fase di partenza nel caso “B” l’amo si comporterà come un normale amo a paletta penetrando più o meno bene in relazione al punto di presa. Nel caso “A” , l’amo tende ad inclinarsi prima di penetrare, questo perché sotto trazione l’occhiello è “costretto” a portarsi in asse con il terminale prima di bucare la bocca del pesce.
Quando lo farà l’amo tornerà fuori asse rispetto al terminale cucendo letteralmente la carne sia che trovi la parte morbida della bocca sia che trovi la parte cartilaginea del labbro.
Usando del trecciato l'effetto descritto è molto meno evidente per la maggiore morbidezza del terminale ma è comunque presente.
prossima puntata 9) rig e montature