Ledgering & Barbel Fishing Italia

Po fishing - 5) nylon & C.

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view post Posted on 30/5/2012, 07:07
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in attesa del big!

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Anche nel campo delle “lenze madri” si sono sviluppate diverse scuole di pensiero che vedono contrapposte le schiere pro nylon e i tifosi sfegatati del trecciato dove per “trecciato” intendo dynema, multifibra, fusioni di vario genere e compagnia cantante.
Per come la vedo io usare il trecciato nel Po Fishing è, come direbbe Fantozzi, una “cagata pazzesca”. Vediamo di argomentare. Il vantaggio maggiore di un trecciato è la totale assenza di elasticità. L’estrema rigidità di un trecciato consente di evidenziare in modo rapido una partenza o una mangiata con l’esca posizionata a grande distanza dalla canna, penso al carp fishing nei grandi laghi. In questi spot e in questi casi il trecciato può avere un senso. Nel Po la pesca a barbi e carpe non si svolge mai a distanze siderali, la corrente impedisce una corretta azione di pesca e un posizionamento efficace delle esche a distanze superiori ai 35/40 metri, con la fascia di maggiore resa che si attesta, in relazione allo spot, in distanze quantificabili a 15/20 mt da riva. A queste distanze anche un elastico da roubasienne evidenzierebbe bene una partenza considerando che l’approccio di una carpa o di un barbo in corrente è la cosa più lontana dal concetto di “delicato” e/o “guardingo” che possiamo immaginare. Altra cosa fondamentale che sconsiglia vivamente l’uso di un trecciato è la possibilità, nemmeno tanto remota, d’incagli. Se incagliamo con il nylon la rottura avviene nel 99% dei casi sul nodo di giunzione fra lenza madre e girella del terminale, il che si traduce nella perdita del solo terminale con nessun danno per il prosieguo della sessione. Se l’incaglio avviene con il mulinello caricato di un bel braided da 30 o passa lb la rottura non si sa in quale punto avviene. Fermo restando che rompere un trecciato dimensionato può diventare impresa molto ardua, il rischio concreto è quello di lasciare sullo spot svariati metri dello stesso, con inevitabile sputtanamento dello spot per noi e per quelli che seguiranno, almeno fino alla successiva grossa piena del fiume. Dalle parte dei trecciati c’è il carico di rottura elevato in rapporto al diametro (ammesso che si possa parlare di sezione perfettamente tonda nella gran parte dei prodotti reperibili) ma di contro abbiamo un materiale troppo soggetto all’abrasione e dal costo non proprio contenuto. Se proprio non resiste a sfoggiare un “whiplash pro” nuovo di trinca oppure non potete fare a meno di sentire il tipico fischio negli anelli quando recuperate fatelo solo se siete certissimi che il fondale sul quale andate a operare è liscio come il culo di un bambino. Il nylon è sempre la soluzione preferibile in questi contesti anche perché, a fronte di un diametro che può sembrare eccessivo per avere carichi di rottura di sicurezza, l’uso dello stesso nylon avviene in acque dove la trasparenza e il colore delle stesse non obbligano ad usare tanti artifizi per “nascondere” la lenza. Diverso il concetto di presentazione e naturalità dell’esca di cui parleremo in una puntata dedicata. C’è però una soluzione che ci permette di godere dei vantaggi offerti dal trecciato unitamente alle caratteristiche positive di un nylon, sono i cosiddetti multistrato. In sostanza di tratta di nylon con diverse “anime” sovrapposte che assicurano una rigidità molto elevata (allungamento nell’ordine del 12%) una buonissima resistenza all’abrasione, carichi di rottura elevati, alta resistenza al nodo, lunga vita e costi assolutamente accessibili anche se non proprio economici.

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Non dimentichiamo, per chiudere i vantaggi di un multistrato, che a fronte di una rigidità accentuata questi mantengono comunque un minimo di elasticità che torna molto utile specie nelle fasi finali di un combattimento, quando il pesce è vicino al guadino, in modo da non lasciare tutto il “peso” dell’ammortizzazione delle ultime testate e fughe alla sola canna. In testa a tutti i nylon multistrato che ho usato c’è lo Shimano Technium, nella versione classica nero antracite o nella nuova versione “invisitec” per coloro che non possono rinunciare a “mimetizzarsi” anche in un acqua color colite.

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Ho testato anche altri prodotti con buoni risultati: il Red Devil di Smart,

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Il Falcon Black Energy, il Camo di Sufix. Ultimamente anche i prodotti Varivas stanno superando egregiamente le prove sul campo con un nylon, l’Extra Protect VEP, che si è rivelato particolarmente scorrevole, robusto e rigido.

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Sono tutti ottimi prodotti ( e ce ne sono sicuramente altri fra quelli pensati per il carp fishing) che rispetto al Technium pagano qualcosa solo in termini di durata, io ho appena ribobinato i mulinelli solo perché nuovi ma il technium che avevo sui vecchi muli era targato settembre 2009. Per i diametri impiegabili con profitto dipende tutto da quanto siete “masochisti”. Accorciare i combattimenti per me è di vitale importanza, questo senza sacrificare troppo il divertimento salvaguardando nel contempo il pesce. Direi quindi diametri (reali) dallo 0,30 allo 0,35 in relazione al tipo di zavorra e di terminale che vogliamo e dobbiamo usare, con lo 0,28 che diventa il confine sotto il quale è vivamente sconsigliato spingersi.

Shock Leader SI o NO? Bella domanda. Alle volte ho l’impressione che si voglia a tutti i costi arricchire e complicare la nostra montatura solo per sembrare più bravi e/o più esperti. Sono invece convinto che la semplicità paga sempre. Perché allora Shock Leader NO? A) non abbiamo bisogno di lanciare lontano e quindi non abbiamo la necessità di bobinare filo più sottile per raggiungere grandi distanze e B) meno nodi ho fra lenza madre e pellet meglio è, sono tutti punti deboli in meno sulla mia lenza. Vi assicuro che con una buona specialist dove penzolano 180 gr. di piombo posso sparare l’esca a distanze ragguardevoli anche con uno 0,30 bobinato, distante dove per diverse ragioni non è necessario arrivare.

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Piuttosto, per allungare la vita della nostra madre lenza, è opportuna passare gli ultimi metri di filo in un panno umido (non con l’acqua del Po) a fine pescata in modo da togliere per quanto possibile tutte le schifezze che viaggiano occultate nel fiume, sostanze chimiche che alla lunga possono deteriorare il filo. Ancora, prima di chiudere armi e bagagli, fate un lancio molto lungo verso valle e recuperate a velocità media e senza accelerazioni il nylon con il solo piombo in modo che lo stesso possa tornare sulla bobina con la giusta tensione e secondo il tipo di spire imposto dal mulinello . Durante la sessione o dopo un pesce di mole controllate lo stato della lenza madre a ridosso del nodo, alle volte ci sono piccole imperfezioni (spellate o schiacciamenti) che è meglio eliminare, tanto si tratta di rifare un palomar. A proposito di palomar bagnate sempre abbondantemente il nodo di giunzione lenza madre/girella e serratelo lentamente, il calore provocato dallo sfregamento veloce ed eccessivo è nemico mortale di molti nylon, fluorocarbon in primis. Infine tagliate sempre gli ultimi 50 cm di lenza prima di iniziare una nuova sessione. Anche se adeguatamente protetto con l’uso di tubicini di silicone e safety clip per l’attacco della zavorra gli ultimi cm sono quelli che subiscono più stress ed è meglio non correre rischi. Se proprio siete paranoici come lo sono io ricordate, ad inizio stagione, di rovesciare il filo della bobina in modo da far lavorare tratti di nylon alternati e di tagliare qualche cm di nylon a ridosso della girella del terminale anche dopo una cattura importante con un combattimento prolungato, il movimento a “pendolo” della zavorra montata in deriva sottopone l’ultimo tratto della lenza a notevole affaticamento...si sa mai che capiti di agganciare 2 over 10 di fila...

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prossima puntata - 6) le zavorre
 
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