Questa è la prima puntata, o “step” se preferite gli inglesismi, con le quali proverò ad analizzare di volta in volta ogni aspetto della tecnica in questione, dall’attrezzatura alle esche passando per montature, accessori e morfologia degli spot più redditizi. In tutto saranno una quindicina di topic dedicati a quanto sopra. Non vuole essere una guida assoluta e inconfutabile sulla pesca ai baffuti ciprinidi del Po, in gergo Barbel Fishing, quanto solo e unicamente la versione consultabile della mia pluriennale esperienza sul Grande Fiume dalla quale attingere, volendo, qualche consiglio utile per modificare e magari migliorare il vostro, anzi il nostro, modo di pescare. Dico “nostro” perché sono convinto che dalla comparazione delle rispettive conoscenze non possa che derivare un arricchimento per tutti, fermo restando la collocazione geografica della mia esperienza, vale a dire il Po da Occhiobello (RO) alla foce.
Intanto cosa s’intende per “Barbel Fishing”? In sostanza si tratta di un modo per interpretare ed affrontare in maniera specialistica la pesca al barbo europeo che recentemente ha colonizzato le acque italiane con particolare riguardo all’asta del Po. Specialistica perché, attraverso lo studio e la sperimentazione di esche e approcci, ci si pone l’obiettivo di selezionare prima la specie e poi la taglia di quello che vogliamo trovare dall’altra parte della lenza.
Per sgombrare subito il campo da ogni dubbio io non faccio Barbel Fishing nel senso più stretto del termine. Non lo faccio perché il mio approccio si limita, per diverse ragioni, a selezionare la taglia dei pesci non certo la specie. Per cercare di selezionare il target “barbo”, per fare cioè quello che fanno i carpisti nel carp fishing, si dovrebbe analizzare la morfologia dello spot, studiare e preparare esche dedicate, pasturare la postazione di pesca e settare la montatura di conseguenza, questo a grandi linee. I problemi nell’affrontare con questi criteri il basso corso del fiume, diciamo da Mantova al Delta, nascono per vari motivi. In particolare penso al tempo necessario a impastare e rollare grossi quantitativi di boiles, al tempo per trovare e per pasturare la zona, l’estrema variabilità del fiume che, con una piena improvvisa, può vanificare sforzi di settimane, senza contare il lato strettamente economico della cosa. Se pensiamo alla quantità di materiale che serve per condizionare un fiume con svariati metri d’acqua con una corrente che chiama zavorre anche da 200 grammi è facile capire come la cosa non sia alla portata di tutti i portafogli e che l’impegno profuso implichi un dispendio di ore preparatorio non indifferente.
In sostanza, almeno nel mio caso, troppe variabili in gioco e la cosa non fa che aumentare la stima nei confronti di chi, invece, proprio in LBF sta percorrendo con buoni risultati proprio la strada della pesca specialistica al barbo, il “barbel fishing” vero e proprio.
Allora se non di barbel fishing di cosa parliamo? Io dire che
“Po Fishing” è la dicitura più adeguata o per lo meno un modo rapido per capire di cosa parliamo, vale a dire un modo efficiente ed efficace per affrontare le imponenti e affascinanti acque del fiume in questione nella zona sopra citata, senza dimenticare che, con qualche aggiustamento, gli stessi consigli e le stesse idee possono essere translate in altri contesti ben diversi da quelli presi in considerazione, una sorta di linea guida al ledgering "heavy" e alle esche alternative rispetto al classico bigattino.
Vedremo quali attrezzature, quali canne, quali mulinelli, quali esche sono le più indicate per affrontare con qualche probabilità di successo una simile massa d’acqua, il tutto rapportato alle stagioni senza dimenticare i problemi di accessibilità alle sponde e alla sicurezza in pesca, sicurezza per pesci e pescatore.
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